Ricordi di una vita

Walter era da poco tornato nel mondo magico e, quando ci aveva messo piede, era indeciso se lavorare come insegnante o come barista. Alla fine, aveva deciso di tornare a Hogwarts per svariati motivi: non doveva stare a contatto con gli ubriaconi ma con dei ragazzini ( anche se non sapeva chi era peggio), la paga era decisamente più alta, aveva dove dormire e non c'era il bisogno di scomodarsi per trovare un'abitazione vicino al luogo di lavoro. Queste erano le ragioni principali. Tuttavia, il suo amore per gli alcolici, il bello e le feste lo aveva spinto ad aprire un club il "The Luxury" nelle vie di Nocturn Alley. Non era il posto migliore, ne era consapevole, ma per quel genere di bar era l'unico che il Ministro avrebbe approvato. Di certo, pochi dei maghi che pullulavano per quella via sarebbero riusciti a pagare l'ingresso o a superare il buttafuori. Tuttavia, anche se il suo bar era qualcosa di meraviglioso, non aveva nulla a che vedere con le emozioni che il pud di Hogsmeade gli regalava.
Al The Luxury si ballava, si trovava un compagno per una notte, ci si ubriacava, tutte cose molto belle ma, ai tre manici di scopa, la magia era diversa. Un senso di intimità ti avvolgeva non appena entravi, il camino con il fuoco scoppiettante, i tavoli pieni di studenti in relax, con una burrobirra davanti. Li chicchieri, trovi l'amore della tua vita e ti rilassi. Ed era quello che voleva fare Walter quel giorno, prendersi una pausa dopo un colloquio piuttosto faticoso. Aveva ottenuto il posto ma, come Hegel insegna, la vita è un pendolo e, quando si ottiene qualcosa, si ricade nella disperazione perchè si vuole ottenere qualcos'altro. Ebbene, ciò che lui voleva ora aveva un nome: Jordan Brett.
Non sapeva nulla di lui, solo che era il preside più giovane mai esistito e capo dell'ordine. Lì, un luogo pullulante di insegnanti e pettegole, sperava di scoprire qualcosa in più sull'uomo. Scrutò i tavoli, alla ricerca di qualche altro gay a cui offrire da bere ma, con sua somma tristezza, non c'era nessuno per cui valesse spendere il proprio tempo. Al contrario, trovò una donna, in disparte, intenta a pensare ai fatti suoi. Gli sembrò subito un po' disperata.
Chi conosce bene Walter sa che è un uomo pronto a mettere il bene degli altri, dei più deboli, prima del suo, ecco perchè abbandonò ogni suo proposito per accostarsi alla donna, intenta a bere del Whisky.
- Brutti pensieri? -
Chiesi, sorridendole e allungando una mano, in tutto il mio [/URL=http://stilestili.com/wp-content/uploads/2011/09/come-abbinare-i-colori-nellabbigliamento-casual-e-sportivo-maschile2.jpg]charm.[/URL]
- Il mio nome è Walter Grey, il suo signorina? -
Domandai, poggiando gli occhiali sul tavolo e accomodandomi difronte alla giovane donna.

La donna non sembrò tanto straniata nel vedere il giovane uomo sedersi al suo tavolo e cominciarle a parlare.
Walter la guardò negli occhi più volte per assicurarsi che quel comportamento così permissivo non fosse dovuto al secondo stadio della sbornia ma, a quanto vedeva, la giovane era ancora piuttosto sobria, abbastanza da essere cosciente che uno schianto come lui si era appena seduto a suo stesso tavolo e si era presentato.
Sperava solo non lo avesse fatto perchè era un bel fusto, altrimenti avrebbe dovuto spezzarle il cuore con una bella sorpresina ancora prima di sapere il suo nome.
- Ci credo che la chiamano solo Alexis, dire ogni volta il nome completo sarebbe controproducente. -
Osservò, decisamente troppo realista per una donna in quello stato.
Doveva essere più cauto. Decisamente più cauto. Anche perchè lei continuava a mandare giù grandi sorsate di Whisky.
Walter non aveva alcuna intenzione di fermarla. Anche lui sapeva che c'erano mali che solo l'alcol poteva alleviare, di conseguenza la lasciò fare, ordinando un Whisky al cameriere per farla sentire meno sola.
- Cosa sta cercando di annegare? -
Chiese, posando i gomiti sul tavolo e scrutandola. Aveva fatto un'uscita alquanto poetica, in fondo voleva chiederle semplicemente perchè stava bevendo. Anche se il perchè, forse, lo aveva già capito.
Aveva detto di chiamarsi Acquarius, di cognome. Probabilmente era imparentata con il Capo Auror deceduto e il fratello.

Gli occhi della donna cominciarono a farsi neri e finalmente capì di cosa si trattasse: Metamorphomagia.
Aveva sempre desiderato essere un Metamorphmagus, anche se la ragione di ciò era vile e meschina, nonché ridicola. Si, avete indovinato.
Se un ragazzo preferiva i mori...ZANG... cambiava il colore dei capelli e la sua sete di sesso non rimaneva insoddisfatta.
Si sentiva un verme a pensarlo, tuttavia era vero. Non gli interessavano le conseguenze di una tale magia. Dopotutto era un eroe e doveva rendere felici i poveri ventenni che non sapevano niente di cosa fosse l'amore.
- Be, diciamo che li tieni sotto Whisky per un po', ma, purtroppo, i dispiaceri sanno nuotare e affogarli è decisamente impossibile. -
Osservò poi.
Certo, lui era il primo ad ubriacarsi per... be, per qualsiasi ragione, tuttavia sapeva che, la mattina dopo, si sarebbe sentito peggio e maggiormente affranto. Ecco perchè decise di dare un contributo maggiore alla condizione di Alexis che, come aveva immaginato, stava così per la morte dei cugini, una morte che aveva sconvolto tutto il mondo magico.
- Sa, ci sono altri metodi per risollevarsi da tali crisi: parlare, scopare, distrarsi, darsi alla religione. O anche alla vendetta, se si è portati. -
Era tutto quello che faceva lui, dopo una sbronza. Si trovava qualche amico con cui parlare, finiva per portarselo a letto, cosa che, per lui, equivale al distrarsi, poi fingeva di essersi pentito e andava a confessarsi solo per avere un'intimità maggiore con il prete della piccola cattedrale dietro casa sua (era molto sexy in divisa) e, alla fine, andava a picchiare le cause dei suoi problemi.
Al liceo era qualsiasi persona con la divisa Serpeverde, ora si trattava di qualche idiota che gli prendeva lo specchietto della macchina o che filtrava con le prede che aveva visto per primo. O, ovviamente, chi se la stava prendendo con i più deboli.